FREQUENZE SOLFEGGIO

LE ANTICHE FREQUENZE SOLFEGGIO

Le Frequenze Solfeggio (Toni Antichi, Toni Solfeggio o Solfeggio Sacro), rappresentano un’antica scala modale formata da sei toni utilizzata nella Musica Sacra, in particolare nei Canti Gregoriani.
Ciò a cui si credeva fermamente all’epoca, era che questi canti e le loro tonalità riuscissero a suscitare calma e pace spirituale. Ogni tono è formato da una frequenza specifica la cui natura si scoprirà essenziale per l’equilibrio energetico, in armonia con il corpo, la mente e lo spirito, in quanto matematicamente consonanti con i modelli del nostro universo.

Si tratta di frequenze che da sempre esistono in natura in grado di produrre effetti positivi e curativi, possono interagire con ogni cellula del nostro corpo sino ad arrivare al DNA.

Quando parliamo di Antiche Frequenze Solfeggio parliamo esclusivamente di note e frequenze, esse non hanno una accordatura specifica e nemmeno corrispondono con precisione a nessuna accordatura moderna. Le Antiche Frequenze Solfeggio sono un dato assoluto.

Il suono è una vibrazione e tutto quel che vibra genera suono sia esso udibile oppure no. Che siano oggetti, i nostri stessi corpi o qualsivoglia sia, ogni cosa possiede una propria vibrazione e quindi una propria sonorità“.

Occorre fare un salto all’indietro nella storia per comprendere al meglio l’origine delle Antiche Frequenze e la loro evoluzione.

LA SCRITTURA NEUMATICA E GUIDO D’AREZZO

La prima celebre forma di notazione musicale tramite segni grafici (risalente al IX secolo) fu quella Neumatica, una sorta di riproduzione grafica dello sviluppo melodico la cui origine è ad oggi sconosciuta. Fino a quel momento la musica veniva affidata alla memoria e tramandata oralmente da maestro a discepolo.

Il Neuma è un segno che sostanzialmente indica una o più note eseguibili su un’unica sillaba, pur non costituendo una vera e propria notazione. Senza di fatto specificare gli intervalli da eseguire esso riporta un’espressione melodica e ritmica applicata ad una singola sillaba.
Si parla di neuma monofonico se a una sillaba corrisponde un’unica nota e plurisonico se a una sillaba corrispondono più note.
La scrittura neumatica per quanto macchinosa e complessa, ha in qualche modo agevolato la memorizzazione dei suoni, servendo da ausilio alla memoria dei cantori. Ed è proprio grazie a questo tipo di notazione che i Canti Gregoriani sono stati tramandati.

L’origine dell’Antica Scala Solfeggio risale, secondo alcuni studiosi, in particolare il professor Willi Apel (musicologo e matematico tedesco-americano), ad un inno medievale dedicato a San Giovanni Battista: “Ut Queant Laxis”, scritto da Paulus Diaconus (monaco cristiano, storico, poeta e scrittore longobardo di lingua latina).
La peculiarità di tale inno è che le sillabe iniziali dei primi sei emistichi corrispondono ai nomi moderni delle note e la sua popolarità si deve a Guido d’Arezzo (monaco benedettino rivoluzionario, importante teorico musicale vissuto tra il X e l’XI secolo, considerato a tutti gli effetti l’ideatore della moderna notazione musicale). **Egli scelse l’esacordo originale della prima strofa del salmo per far conoscere l’esatta intonazione degli intervalli ai propri discepoli** ***Dal testo dell’inno egli diede il nome alle note che ad oggi utilizziamo***, semplificando in tal modo un sistema altrimenti troppo complesso per assimilare la musica e modificandone totalmente la struttura di riferimento. Nacquero così le prime sei note della scala musicale.

I Neumi, come sostenuto in precedenza, indicavano una linea melodica dando una direzione alla musica; tuttavia, non fornivano precise indicazioni intervallari. Le distanze fra i suoni non venivano specificate in questo tipo di scrittura, né in termini di altezza né di durata.
Guido d’Arezzo collocò questi segni sui righi (Tetagramma) precisando in questo modo altezza e durata dei suoni. La formula mnemonica così progettata trasformò letteralmente i metodi di scrittura musicale.

Nell’Inno egli intuì qualche cosa di speciale, ovvero, ogni versetto della strofa iniziava con una nota differente, che saliva di grado rispetto alla precedente. Mettendo in fila queste note si andava a costruire una scala ascendente formata da sei suoni, l’esacordo.

Ogni esacordo era organizzato da una successione di note adiacenti disposte secondo intervalli precisi (tono, tono, semitono, tono, tono) e denominate Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La.

L’esacordo guidoniano divenne il criterio fondamentale per imparare la musica nell’Europa del Medioevo, il modello di riferimento per trovare l’intonazione dei suoni di qualunque melodia.

 **I cantori (fino ad allora) come riferimento utilizzavano il monocordo per intonare in modo corretto gli intervalli, mentre l’inno liturgico utilizzato da Guido il Monaco fu un’abile stratagemma per memorizzare gli intervalli**

***Gli antichi greci già impiegavano alcune lettere dell’alfabeto per indicare le note, al giorno d’oggi ancora in uso nei paesi anglosassoni (A = La – B = Si – C = Do – D = Re – E = Mi – F = Fa – G = Sol).

Da questo momento in poi ovunque nel mondo, una qualsiasi composizione musicale sarebbe stata eseguita da chiunque nella medesima forma.

UT QUEANT LAXIS

Inno liturgico dei Vespri (solennità della natività di San Giovanni Battista che ricorre il 24 giugno).

«Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum,
Solve polluti
Labii reatum,
Sancte Iohannes»    

«Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue gesta
i servi Tuoi,
cancella il peccato
dal loro labbro impuro,
San Giovanni»

PROSEGUO DELL’INNO NELLA VERSIONE ORIGINALE
Spartito gregoriano – versione tratta dal Liber Usualis (1961) p. 1505

Nuntius celso veniens Olympo
te patri magnum fore nasciturum,
nomen et vitae seriem gerendae
ordine promit.

Ille promissi dubius superni
perdidit promptae modulos loquelae;
sed reformasti genitus peremptae
organa vocis.

Ventris abstruso positus cubili
senseras regem thalamo manentem,
hinc parens nati meritis uterque
abdita pandit.

Antra deserti teneris sub annis
civium turmas fugiens, petisti,
ne levi saltim maculare vitam
famine posses.

Praebuit hirtum tegimen camelus,
artubus sacris strofium bidentis,
cui latex haustum, sociata pastum
mella locustis.

Caeteri tantum cecinere vatum
corde praesago iubar adfuturum;
tu quidem mundi scelus auferentem
indice prodis.

Non fuit vasti spatium per orbis
sanctior quisquam genitus Iohanne,
qui nefas saecli meruit lavantem
tingere limphis.

O nimis felix meritique celsi
nesciens labem nivei pudoris,
prepotens martyr heremique cultor,
maxime vatum!

Serta ter denis alios coronant
aucta crementis, duplicata quosdam;
trina centeno cumulata fructu
te, sacer, ornant.

Nunc potens nostri meritis opimis
pectoris duros lapides repelle
asperum planans iter, et reflexos
dirige calles,

ut pius mundi sator et redemptor
mentibus pulsa luvione puris
rite dignetur veniens sacratos
ponere gressus.

Laudibus cives celebrant superni
te, deus simplex pariterque trine,
supplices ac nos veniam precamur:
parce redemptis!

Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La. Scala antenata dell’attuale nostra scala Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si.

Ut sarà in seguito sostituito con il Do da Giovanni Battista Doni (anche se c’è chi afferma l’uso della sillaba Do già a partire dal 1536). Mentre il nome della nota Si venne ottenuto successivamente dalle lettere iniziali delle parole Sancte Iohannes (la musica medievale e i Canti Gregoriani non prevedevano l’uso della sensibile – cioè del settimo grado della scala).

Per quanto concerne la tonalità dell’inno non è Do ma Sol, in quanto in principio Ut non corrispondeva a Do.
La nota più bassa oggi è Do ma anticamente era Sol. Proprio da qui nasce la parola Solfeggio che originariamente veniva chiamato Solmisazione (Sol-La-Si-Do-Re-Mi)

Ogni vibrazione ha la propria frequenza. Tutto è energia, vibrazione, frequenza, movimento. . . Ogni cosa vive in uno stato di costante vibrazione.

IL CANTO GREGORIANO

Il Canto Gregoriano è un canto Monodico (una singola linea melodica cantata a una o più voci) che nasce e si sviluppa su di un testo specifico. Privo di accompagnamento strumentale, le voci (a cappella e seguendo un ritmo libero) procedono all’unisono. Esso fonda le sue radici nella Chiesa Cattolica Romana e prende nome da San Gregorio Magno (64º vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte avvenuta nel 604).
Si tratta di un canto liturgico che ha come unico fine quello di esaltare e onorare Dio. Attraverso di esso e le sue tonalità originali si veniva avvolti da potenti vibrazioni, traendo grande benedizione spirituale durante le messe religiose.

Questi Canti Gregoriani spirituali e i loro toni speciali hanno la particolarità di penetrare in profondità nella mente conscia e subconscia, suscitando un potente impatto sulla salute, stato danimo e spirito.

Guido d’Arezzo di fatto non inventò la scala musicale – che esiste secondo natura – ma la scoprì codificandola, partendo esattamente dalla struttura musicale del Canto Gregoriano, la cui sequenza intervallare fu per lui illuminante. Questo insieme così organizzato costituisce il complesso armonico e melodico che viene impiegato oggi nel modello delle Antiche Frequenze Solfeggio.

ACCORDATURA E TEMPERAMENTO

Sfortunatamente attorno al 1600 d.C la scala andò perduta. Qualcuno afferma sia stata nei secoli abbandonata, ma c’è anche chi sostiene che alla radice vi siano segreti di natura religiosa appartenenti alla Chiesa Cattolica. Sebbene la causa esatta sia ai giorni nostri sconosciuta, quel che è certo è che queste frequenze originali purtroppo sembrano essere state modificate nel corso dei secoli, a causa del cambiamento nelle pratiche di accordatura. Anticamente il sistema di intonazione che si utilizzava (Scala Pitagoriga Just Intonation) considerava solo ***intervalli puri (o naturali)*** tra ogni nota, ove le rispettive frequenze erano connesse da rapporti di piccoli numeri interi.
A partire dal XVI secolo circa sino ai giorni nostri, si utilizza il Sistema Temperato Equabile (o temperamento equabile) come metodo di accordatura (sistema fondato sulla suddivisione dell’ottava in intervalli tra di loro uguali). La scala temperata non si basa quindi sugli armonici naturali, essendo l’ottava suddivisa in 12 semitoni equidistanti fra di loro, essa è stata adattata all’esigenza di poter suonare un brano in tutte le tonalità, ma di fatto il temperamento equabile non è un’accordatura naturale, ragion per cui la nostra scala musicale odierna non è sincronizzata e non coincide con i rapporti delle scale del passato.

***Un intervallo è puro (o “naturale“) quando il rapporto tra le frequenze delle sue due note è uguale a una frazione di numeri interi semplici. In acustica, la purezza si manifesta con l’assenza di battiti. Fonte Wiki

In musica, per intervallo si intende la distanza tra due suoni – in acustica, per intervallo si intende il rapporto tra le frequenze dei due suoni armonici***

L’aver cambiato l’intonazione dei cori ha di conseguenza cambiato le frequenze sonore.

SI EVINCE QUINDI CHE DA CODESTA DISCORDANZA IN APPARENZA INSIGNIFICANTE SI È INFLUENZATO TUTTO IL PROCESSO EVOLUTIVO DEL MONDO – SECONDO LA TEORIA DELLE VIBRAZIONI.

Gli strumenti in passato non suonavano come suonano oggi. Come precedentemente detto nel nostro sistema (temperamento equabile) i 12 suoni della scala si trovano tutti alla medesima distanza, ma un tempo non era così. Nel corso della storia vi sono stati diversi sistemi per accordare gli strumenti, gli intervalli suonavano diversamente e chiaramente anche la musica.

Nel medioevo il sistema di accordatura era quello Pitagorico, il quale si basava sull’intervallo di 5ª pura. L’accordatura pitagorica si consegue avanzando di 5ª pura in 5ª pura fino ad accordare tutte le note della scala. Nel nostro temperamento equabile al contrario le quinte non sono pure. Vi è quindi differenza fra un’intervallo di 5ª del sistema pitagorico e un’intervallo di 5ª del sistema equabile, il quale risulterà più calante.

Nel sistema pitagorico le terze non sono pure ed il suono risulta essere più pungente (questo è il motivo per il quale nella musica del medioevo spiccano più le quinte piuttosto che le terze). L’accordatura pitagorica si presta particolarmente bene per i Canti Gregoriani.

Durante il Rinascimento l’esigenza di valorizzare le terze prende spazio e si passa così al Temperamento Mesotonico, che predilige le terze pure piuttosto che le quinte.

Nel Barocco, il sistema cambia ancora e si passa all’introduzione dei Temperamenti Irregolari, sino ad arrivare al nostro temperamento equabile, nel quale sia le terze che le quinte non sono pure e tutte le tonalità pressoché identiche.

Joachim Ernst-Berendt: “mentre il temperamento equabile offre la comodità di suonare in tutte le tonalità, è importante comprendere le sfumature e le sfide armoniche che presenta.”

Secondo Joachim Ernst-Berendt, Il temperamento equabile a 12 toni distorce tutti gli intervalli consonanti tranne l’ottava.

Come sostenitore di sistemi di accordatura alternativi, Berendt credeva che il temperamento equabile, pur essendo ampiamente utilizzato nella musica moderna per la sua praticità, avesse delle conseguenze negative sulla purezza degli intervalli musicali (in particolare quelli consonanti). Secondo lui, ciò avrebbe potuto influenzare negativamente l’ascolto e l’esperienza musicale, portando a emozioni represse o soffocate.

Il temperamento equabile è diventato il sistema di accordatura predominante nel mondo musicale moderno grazie alla sua caratteristica fondamentale: permette di suonare in tutte le tonalità senza la necessità di modificare l’accordatura degli strumenti per ciascuna tonalità specifica. Questa convenienza ha semplificato notevolmente l’esecuzione e la composizione, rendendo la pratica musicale più accessibile e versatile. Tuttavia, secondo Berendt, l’uso del sistema temperato (che comporta una sottile ma significativa alterazione delle proporzioni matematiche degli intervalli consonanti, come le quinte pure, presenti in sistemi di accordatura più antichi) avrebbe un impatto significativo sulla purezza e l’armonia degli intervalli. Egli (ed altri teorici musicali) ritiene che tale temperamento rappresenti una compromissione della bellezza e dell’integrità armonica dei suoni.

ANTICHE FREQUENZE SOLFEGGIO – RISCOPERTA

I Toni Solfeggio furono essenzialmente riscoperti a metà degli anni ‘70 dal Dr. Joseph Puleo (medico, ricercatore ed erborista americano). Esaminando attentamente il libro dei numeri (quarto libro della Bibbia ebraica – nella precisione capitolo 7, versetti 1289), egli si accorse delle diverse ripetizioni di un singolo numero o tema. Attraverso una serie di calcoli e utilizzando l’antico metodo pitagorico di riduzione numerica, individuò sei frequenze sonore elettromagnetiche che restituivano una serie di numeri sacri, quali: 3, 6 9.

Questi numeri corrispondevano alle sillabe dell’Inno in onore di San Giovanni Battista.

Il metodo pitagorico di riduzione teosofica viene utilizzato per trasformare grandi numeri in singole cifre.

Esempio: 528 può essere ridotto a 5 + 2 + 8 e successivamente a 5 + 1 (= 6). Quindi il numero 528 si riduce a 6.

Nikola Tesla (grande genio e padre dell’ingegneria elettromagnetica): “se solo tu conoscessi la magnificenza del 3, 6 e 9, allora avresti la chiave dell’universo”.

3, 6 e 9 sono le vibrazioni fondamentali delle Frequenze Solfeggio 

Di seguito la riduzione numerica pitagorica dei relativi numeri dei versi

VERSO

12 
18 
24 
30 
36 
42 

VALORE NUM.

1 + 2 = 3
1 + 8 = 9
2 + 4 = 6
3 + 0 = 3
3 + 6 = 9
4 + 2 = 6

. . .continua fino al versetto 78 

E fu così che Puleo identificò la prima frequenza 396 relativa al tono Ut

Tutte le altre frequenze sono state scoperte applicando lo stesso procedimento.

La frequenza seguente, ovvero 417 la trovò esaminando il versetto 13, il quale parlava di un’offerta. Egli notò che esattamente 6 versi sotto (19) la stessa offerta o idea di offerta veniva ripetuta, allo stesso modo trovò un’altra ripetizione sei versi sotto al versetto 19, vale a dire 25. . .

Usando nuovamente il metodo di riduzione numerica pitagorico scoprì la seconda frequenza (417) corrispondente al tono Re. Quando dopo la prima somma il numero comprende ancora più di una cifra, la riduzione viene ripetuta.

VERSO

13 
19 
25 
31 
37 
43

VALORE NUM.

1 + 3 = 4
1 + 9 = 10 – 1 + 0 = 1
2 + 5 = 7
3 + 1 = 4
3 + 7 = 10 – 1 + 0 = 1
4 + 3 = 7

Riduzione numerica pitagorica delle Antiche Frequenze Solfeggio

UT, RE, MI, FA, SOL, LA

FREQ. (Hertz)

396 
417 

528

639 

741 

852

VALORE NUM.

3 + 9 + 6 = 18 – 1 + 8 = 9
4 + 1 + 7 = 12 – 1 + 2 = 3
5 + 2 + 8 = 15 – 1 + 5 = 6
6 + 3 + 9 = 18 – 1 + 8 = 9
7 + 4 + 1 = 12 – 1 + 2 =
8 + 5 + 2 = 15 – 1 + 5 = 6    

TUTTE E NOVE LE FREQUENZE SOLFEGGIO

Il dottor Joseph Puleo e il dottor Leonard Horowitz dedicarono buona parte dei loro studi al giovamento psicofisico ottenuto mediante l’ascolto di questi precisi toni armonici. Si potrebbe dire che le sei Frequenze Solfeggio siano in grado di generare con efficacia gli stessi effetti di quelli di cui godevano i nostri antenati quando cantavano e ascoltavano in Chiesa i Canti Gregoriani.

Di seguito la descrizione dei toni secondo i risultati ottenuti sulla base degli studi, ricerche e sperimentazioni dei Dottori Puleo/Horowitz

FREQ. (Hertz)

396 
417 
528 
639 
741 
852 

BENEFICI

Liberazione dal senso di colpa
Purifica dalle esperienze traumatiche
Trasformazione e riparazione del DNA
Apertura e connessione nei rapporti umani
Risveglio interiore e risoluzione dei problemi
Ritorno all’ordine spirituale e intuizione

Le lunghe ricerche condotte da Horowitz e Puleo svelarono in seguito altre tre Frequenze Solfeggio sempre nella stessa forma numerica

174 
285 
963 

Dona senso di sicurezza e amore
Profondo senso di connessione con la Madre Terra
Viene definita la frequenza della Liberazione

FREQ. (Hertz)

174 
285
396 
417
528
639
741
852
963 

VALORE NUM.

1 + 7 + 4 = 12 – 1 + 2 = 3
2 + 8 + 5 = 15 – 5 + 1 = 6
3 + 9 + 6 = 18 – 1 + 8 = 9
4 + 1 + 7 = 12 – 1 + 2 = 3
5 + 2 + 8 = 15 – 1 + 5 = 6
6 + 3 + 9 = 18 – 1 + 8 = 9
7 + 4 + 1 = 12 – 1 + 2 = 3
8 + 5 + 2 = 15 – 1 + 5 = 6
9 + 6 + 3 = 18 – 8 + 1 = 9

David Hulse, uno dei precursori della terapia del suono, da lui stesso impiegato come mezzo per la guarigione delle malattie, sviluppò una terapia basata sulle vibrazioni dei suoni utilizzando proprio le Antiche Frequenze Solfeggio.

David Hulse rivolgendosi a Horowitz e Puleo:

“Rendo onore a entrambi questi gentiluomini per il ruolo che hanno svolto nell’aiutare a restituire all’umanità questi toni perduti”.

Teilhard de Chardin: “non siamo esseri umani che cercano di raggiungere un’esperienza spirituale, piuttosto, siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana”.

FREQUENZE SOLFEGGIO – CHAKRA

CHAKRA

Muladhara (Radice)
Vadhistana (Sacrale)
Manipura (P. Solare)
Anahata (Cuore)
Vishuddha (Gola)
Adjnia (Terzo Occhio)
Sahasrara (Corona)

SILLABA

LAM
VAM
RAM
YAM
HAM
OM
BREATH

FREQ. (Hertz)

396 
417 

528 

639 

741 

852 

963 

ANTICHE FREQUENZE SOLFEGGIO – DESCRIZIONE DEI BENEFICI

174 Hz 

Non sottovalutiamo la potenza del più basso dei toni, in quanto agisce con la funzione di sblocco del DNA alleviando il corpo fisico dalle sofferenze intense. Lavora contemporaneamente sul piano energetico-karmico e restituisce un senso di sicurezza, motivazione e amore.

285 Hz 

Immaginate il progetto del corpo fisico, esattamente come è stato programmato. Nel corso della vita potrebbero capitare incidenti, inconvenienti che ne trasformano la struttura. Questa potente vibrazione può essere paragonata ad una Memoria che ricorda alle cellule del corpo fisico come erano nella loro matrice o forma originale. Attraverso di essa, operando su più campi contemporaneamente (energia, aura, corpo eterico e mentale) si lavora in connessione con la Madre Terra al trattamento di ferite, tagli, ustioni o qualsiasi altra forma di danneggiamento del tessuto organico per il ripristino della struttura originaria.

396 Hz 

Se riconoscete di essere vittima di inutili sensi di colpa e di un’ansia frenante, se sentite di non riuscire ad ingranare la marcia della vostra vita perché troppo confusi, poco realistici e pratici, sappiate che questa vibrazione è per voi. Questo tipo di solfeggio lavora sugli schemi emotivi, lavora sul piano materiale e non a caso è definita la frequenza della liberazione.

417 Hz 

Vivere implica l’opportunità di fare esperienza. Lo scotto da pagare è che spesso annessi agli eventi del passato, si generano traumi che rischiano di influenzare negativamente il nostro presente. Questa potente frequenza solfeggio, nota come il tono del cambiamento, lavora sulla purificazione di questo genere di tossina, scioglie i blocchi creativi e  stimola l’ottimale funzionamento del DNA, risvegliando le potenzialità umane.

528 Hz 

Il DNA umano è un codice genetico che potrebbe presentare dei fastidi di natura ereditaria. Il compito di questa frequenza è armonizzare il DNA, eliminando i disturbi della struttura cristallina delle molecole dell’acqua presenti nel liquido cellulare, al fine di restituire la sua struttura originale. Questo tipo di riparazione del DNA favorisce diversi effetti benefici: aumento della vitalità e della lucidità mentale, attivazione della consapevolezza e della creatività, raggiungimento di stati di estasi, profonda pace interiore e grande gioia. Aiuta le persone ad aprirsi a profonde esperienze spirituali.

639 Hz 

Se nella tua vita vivi in uno stato di incomprensione, con al centro problematiche di relazione (in famiglia, con il partner, in amicizia o nella società in genere), questa vibrazione fa per te e per l’ambiente dove vivi o frequenti. Questa Antica Frequenza Solfeggio infatti armonizza a livello sottile, sviluppando comunicazione, comprensione, tolleranza e amore. Sollevando l’asticella di questi elementi, si lavora inoltre per lo sviluppo di una coscienza collettiva, sulla percezione extrasensoriale e sulla comunicazione con mondi paralleli e sfere spirituali.

741 Hz

Immagina di avere a disposizione una frequenza “spazzino” che nell’ambiente dove abiti vibra per ripulire e liberare le tue cellule dalle continue radiazioni (a partire da quelle elettromagnetiche) alle quali quotidianamente siamo sottoposti. L’uso frequente di questo tono stimola a cercare una vita più sana, semplice, rispettosa del corpo fisico e dell’ambiente circostante, conducendoti ad un’esperienza terrena più stabile e spirituale.

852 Hz 

Il sesto Chakra è quello del Terzo Occhio, così definito poiché è un significativo centro della percezione, dell’intuito e della coscienza. Questo importante tono è collegato esattamente a questo Chakra e può essere utilizzato con il fine di risvegliare il proprio potere e realizzazione del . Spesso i nostri pensieri generano un’iperattività mentale, con conseguente stress per tutto il corpo fisico. Questo solfeggio pacifica questo aspetto, cancella le briglie degli stereotipi e ripristina le normali connessioni neuronali. La conseguenza, placando appunto l’iperattività cerebrale, è la caduta dei blocchi energetici che impediscono l’accesso ad alti livelli vibrazionali ed all’incontro con l’Amore Incondizionato. E’ il tono dell’illuminazione cellulare, colui che trasforma la cellula ad un livello superiore.

963 Hz 

Questa frequenza solfeggio è un pò come un reset che riporta qualsiasi sistema allo stato originale di perfezione. Riconnette lo Spirito, favorisce l’esperienza del “ritorno al tutto”, all’Unità, ricordandoti la tua vera natura.

ACCORDATURA DEL “LA” BASATA SULLE FREQUENZE SOLFEGGIO

174 Hz (Fa 3) – La = 438.5 Hz

285 Hz (Do4) – La = 452.5 Hz

396 Hz (Sol 4) – La = 445 Hz

417 Hz (Sol4) – La = 442 Hz o 441.9 Hz

528 Hz (Do 5) – La = 444 Hz

639 Hz (Re 5) – La = 451.9 Hz

741 Hz (Fa5) – La = 441 Hz o 440.7

852 Hz (Sol 5) – La =  451.4 Hz

963 Hz (Si 5) – La = 429 Hz

E’ fondamentale ricordare che i toni Solfeggio non sono una “cura”: se siete sottoposti a cure farmacologiche e/o trattamenti, in nessun modo questi dovranno essere interrotti e/o sostituiti. Le frequenze Solfeggio possono essere un valido strumento supplementare di aiuto e sostegno, da utilizzarsi su consiglio di un operatore qualificato.

Siete liberi di condividere e ridistribuire il materiale purché ne citiate la fonte, grazie.

A cura di Serena Giannini

LE ANTICHE FREQUENZE SOLFEGGIO

Le Frequenze Solfeggio (Toni Antichi, Toni Solfeggio o Solfeggio Sacro), rappresentano un’antica scala modale formata da sei toni utilizzata nella Musica Sacra, in particolare nei Canti Gregoriani.
Ciò a cui si credeva fermamente all’epoca, era che questi canti e le loro tonalità riuscissero a suscitare calma e pace spirituale. Ogni tono è formato da una frequenza specifica la cui natura si scoprirà essenziale per l’equilibrio energetico, in armonia con il corpo, la mente e lo spirito, in quanto matematicamente consonanti con i modelli del nostro universo.

Si tratta di frequenze che da sempre esistono in natura in grado di produrre effetti positivi e curativi, possono interagire con ogni cellula del nostro corpo sino ad arrivare al DNA.

Quando parliamo di Antiche Frequenze Solfeggio parliamo esclusivamente di note e frequenze, esse non hanno una accordatura specifica e nemmeno corrispondono con precisione a nessuna accordatura moderna. Le Antiche Frequenze Solfeggio sono un dato assoluto.

Il suono è una vibrazione e tutto quel che vibra genera suono sia esso udibile oppure no. Che siano oggetti, i nostri stessi corpi o qualsivoglia sia, ogni cosa possiede una propria vibrazione e quindi una propria sonorità“.

Occorre fare un salto all’indietro nella storia per comprendere al meglio l’origine delle Antiche Frequenze e la loro evoluzione.

LA SCRITTURA NEUMATICA E GUIDO D’AREZZO

La prima celebre forma di notazione musicale tramite segni grafici (risalente al IX secolo) fu quella Neumatica, una sorta di riproduzione grafica dello sviluppo melodico la cui origine è ad oggi sconosciuta. Fino a quel momento la musica veniva affidata alla memoria e tramandata oralmente da maestro a discepolo.

Il Neuma è un segno che sostanzialmente indica una o più note eseguibili su un’unica sillaba, pur non costituendo una vera e propria notazione. Senza di fatto specificare gli intervalli da eseguire esso riporta un’espressione melodica e ritmica applicata ad una singola sillaba.
Si parla di neuma monofonico se a una sillaba corrisponde un’unica nota e plurisonico se a una sillaba corrispondono più note.
La scrittura neumatica per quanto macchinosa e complessa, ha in qualche modo agevolato la memorizzazione dei suoni, servendo da ausilio alla memoria dei cantori. Ed è proprio grazie a questo tipo di notazione che i Canti Gregoriani sono stati tramandati.

L’origine dell’Antica Scala Solfeggio risale, secondo alcuni studiosi, in particolare il professor Willi Apel (musicologo e matematico tedesco-americano), ad un inno medievale dedicato a San Giovanni Battista: “Ut Queant Laxis”, scritto da Paulus Diaconus (monaco cristiano, storico, poeta e scrittore longobardo di lingua latina).
La peculiarità di tale inno è che le sillabe iniziali dei primi sei emistichi corrispondono ai nomi moderni delle note e la sua popolarità si deve a Guido d’Arezzo (monaco benedettino rivoluzionario, importante teorico musicale vissuto tra il X e l’XI secolo, considerato a tutti gli effetti l’ideatore della moderna notazione musicale). **Egli scelse l’esacordo originale della prima strofa del salmo per far conoscere l’esatta intonazione degli intervalli ai propri discepoli** ***Dal testo dell’inno egli diede il nome alle note che ad oggi utilizziamo***, semplificando in tal modo un sistema altrimenti troppo complesso per assimilare la musica e modificandone totalmente la struttura di riferimento. Nacquero così le prime sei note della scala musicale.

I Neumi, come sostenuto in precedenza, indicavano una linea melodica dando una direzione alla musica; tuttavia, non fornivano precise indicazioni intervallari. Le distanze fra i suoni non venivano specificate in questo tipo di scrittura, né in termini di altezza né di durata.
Guido d’Arezzo collocò questi segni sui righi (Tetagramma) precisando in questo modo altezza e durata dei suoni. La formula mnemonica così progettata trasformò letteralmente i metodi di scrittura musicale.

Nell’Inno egli intuì qualche cosa di speciale, ovvero, ogni versetto della strofa iniziava con una nota differente, che saliva di grado rispetto alla precedente. Mettendo in fila queste note si andava a costruire una scala ascendente formata da sei suoni, l’esacordo.

Ogni esacordo era organizzato da una successione di note adiacenti disposte secondo intervalli precisi (tono, tono, semitono, tono, tono) e denominate Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La.

L’esacordo guidoniano divenne il criterio fondamentale per imparare la musica nell’Europa del Medioevo, il modello di riferimento per trovare l’intonazione dei suoni di qualunque melodia.

 **I cantori (fino ad allora) come riferimento utilizzavano il monocordo per intonare in modo corretto gli intervalli, mentre l’inno liturgico utilizzato da Guido il Monaco fu un’abile stratagemma per memorizzare gli intervalli**

***Gli antichi greci già impiegavano alcune lettere dell’alfabeto per indicare le note, al giorno d’oggi ancora in uso nei paesi anglosassoni (A = La – B = Si – C = Do – D = Re – E = Mi – F = Fa – G = Sol).

Da questo momento in poi ovunque nel mondo, una qualsiasi composizione musicale sarebbe stata eseguita da chiunque nella medesima forma.

UT QUEANT LAXIS

Inno liturgico dei Vespri (solennità della natività di San Giovanni Battista che ricorre il 24 giugno).

«Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum,
Solve polluti
Labii reatum,
Sancte Iohannes»    

«Affinché possano cantare
con voci libere
le meraviglie delle tue gesta
i servi Tuoi,
cancella il peccato
dal loro labbro impuro,
San Giovanni»

PROSEGUO DELL’INNO NELLA VERSIONE ORIGINALE
Spartito gregoriano – versione tratta dal Liber Usualis (1961) p. 1505

Nuntius celso veniens Olympo
te patri magnum fore nasciturum,
nomen et vitae seriem gerendae
ordine promit.

Ille promissi dubius superni
perdidit promptae modulos loquelae;
sed reformasti genitus peremptae
organa vocis.

Ventris abstruso positus cubili
senseras regem thalamo manentem,
hinc parens nati meritis uterque
abdita pandit.

Antra deserti teneris sub annis
civium turmas fugiens, petisti,
ne levi saltim maculare vitam
famine posses.

Praebuit hirtum tegimen camelus,
artubus sacris strofium bidentis,
cui latex haustum, sociata pastum
mella locustis.

Caeteri tantum cecinere vatum
corde praesago iubar adfuturum;
tu quidem mundi scelus auferentem
indice prodis.

Non fuit vasti spatium per orbis
sanctior quisquam genitus Iohanne,
qui nefas saecli meruit lavantem
tingere limphis.

O nimis felix meritique celsi
nesciens labem nivei pudoris,
prepotens martyr heremique cultor,
maxime vatum!

Serta ter denis alios coronant
aucta crementis, duplicata quosdam;
trina centeno cumulata fructu
te, sacer, ornant.

Nunc potens nostri meritis opimis
pectoris duros lapides repelle
asperum planans iter, et reflexos
dirige calles,

ut pius mundi sator et redemptor
mentibus pulsa luvione puris
rite dignetur veniens sacratos
ponere gressus.

Laudibus cives celebrant superni
te, deus simplex pariterque trine,
supplices ac nos veniam precamur:
parce redemptis!

Ut, Re, Mi, Fa, Sol, La. Scala antenata dell’attuale nostra scala Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si.

Ut sarà in seguito sostituito con il Do da Giovanni Battista Doni (anche se c’è chi afferma l’uso della sillaba Do già a partire dal 1536). Mentre il nome della nota Si venne ottenuto successivamente dalle lettere iniziali delle parole Sancte Iohannes (la musica medievale e i Canti Gregoriani non prevedevano l’uso della sensibile – cioè del settimo grado della scala).

Per quanto concerne la tonalità dell’inno non è Do ma Sol, in quanto in principio Ut non corrispondeva a Do.
La nota più bassa oggi è Do ma anticamente era Sol. Proprio da qui nasce la parola Solfeggio che originariamente veniva chiamato Solmisazione (Sol-La-Si-Do-Re-Mi)

Ogni vibrazione ha la propria frequenza. Tutto è energia, vibrazione, frequenza, movimento. . . Ogni cosa vive in uno stato di costante vibrazione.

IL CANTO GREGORIANO

Il Canto Gregoriano è un canto Monodico (una singola linea melodica cantata a una o più voci) che nasce e si sviluppa su di un testo specifico. Privo di accompagnamento strumentale, le voci (a cappella e seguendo un ritmo libero) procedono all’unisono. Esso fonda le sue radici nella Chiesa Cattolica Romana e prende nome da San Gregorio Magno (64º vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica, dal 3 settembre 590 fino alla sua morte avvenuta nel 604).
Si tratta di un canto liturgico che ha come unico fine quello di esaltare e onorare Dio. Attraverso di esso e le sue tonalità originali si veniva avvolti da potenti vibrazioni, traendo grande benedizione spirituale durante le messe religiose.

Questi Canti Gregoriani spirituali e i loro toni speciali hanno la particolarità di penetrare in profondità nella mente conscia e subconscia, suscitando un potente impatto sulla salute, stato danimo e spirito.

Guido d’Arezzo di fatto non inventò la scala musicale – che esiste secondo natura – ma la scoprì codificandola, partendo esattamente dalla struttura musicale del Canto Gregoriano, la cui sequenza intervallare fu per lui illuminante. Questo insieme così organizzato costituisce il complesso armonico e melodico che viene impiegato oggi nel modello delle Antiche Frequenze Solfeggio.

ACCORDATURA E TEMPERAMENTO

Sfortunatamente attorno al 1600 d.C la scala andò perduta. Qualcuno afferma sia stata nei secoli abbandonata, ma c’è anche chi sostiene che alla radice vi siano segreti di natura religiosa appartenenti alla Chiesa Cattolica. Sebbene la causa esatta sia ai giorni nostri sconosciuta, quel che è certo è che queste frequenze originali purtroppo sembrano essere state modificate nel corso dei secoli, a causa del cambiamento nelle pratiche di accordatura. Anticamente il sistema di intonazione che si utilizzava (Scala Pitagoriga Just Intonation) considerava solo ***intervalli puri (o naturali)*** tra ogni nota, ove le rispettive frequenze erano connesse da rapporti di piccoli numeri interi.
A partire dal XVI secolo circa sino ai giorni nostri, si utilizza il Sistema Temperato Equabile (o temperamento equabile) come metodo di accordatura (sistema fondato sulla suddivisione dell’ottava in intervalli tra di loro uguali). La scala temperata non si basa quindi sugli armonici naturali, essendo l’ottava suddivisa in 12 semitoni equidistanti fra di loro, essa è stata adattata all’esigenza di poter suonare un brano in tutte le tonalità, ma di fatto il temperamento equabile non è un’accordatura naturale, ragion per cui la nostra scala musicale odierna non è sincronizzata e non coincide con i rapporti delle scale del passato.

***Un intervallo è puro (o “naturale“) quando il rapporto tra le frequenze delle sue due note è uguale a una frazione di numeri interi semplici. In acustica, la purezza si manifesta con l’assenza di battiti. Fonte Wiki

In musica, per intervallo si intende la distanza tra due suoni – in acustica, per intervallo si intende il rapporto tra le frequenze dei due suoni armonici***

L’aver cambiato l’intonazione dei cori ha di conseguenza cambiato le frequenze sonore.

SI EVINCE QUINDI CHE DA CODESTA DISCORDANZA IN APPARENZA INSIGNIFICANTE SI È INFLUENZATO TUTTO IL PROCESSO EVOLUTIVO DEL MONDO – SECONDO LA TEORIA DELLE VIBRAZIONI.

Gli strumenti in passato non suonavano come suonano oggi. Come precedentemente detto nel nostro sistema (temperamento equabile) i 12 suoni della scala si trovano tutti alla medesima distanza, ma un tempo non era così. Nel corso della storia vi sono stati diversi sistemi per accordare gli strumenti, gli intervalli suonavano diversamente e chiaramente anche la musica.

Nel medioevo il sistema di accordatura era quello Pitagorico, il quale si basava sull’intervallo di 5ª pura. L’accordatura pitagorica si consegue avanzando di 5ª pura in 5ª pura fino ad accordare tutte le note della scala. Nel nostro temperamento equabile al contrario le quinte non sono pure. Vi è quindi differenza fra un’intervallo di 5ª del sistema pitagorico e un’intervallo di 5ª del sistema equabile, il quale risulterà più calante.

Nel sistema pitagorico le terze non sono pure ed il suono risulta essere più pungente (questo è il motivo per il quale nella musica del medioevo spiccano più le quinte piuttosto che le terze). L’accordatura pitagorica si presta particolarmente bene per i Canti Gregoriani.

Durante il Rinascimento l’esigenza di valorizzare le terze prende spazio e si passa così al Temperamento Mesotonico, che predilige le terze pure piuttosto che le quinte.

Nel Barocco, il sistema cambia ancora e si passa all’introduzione dei Temperamenti Irregolari, sino ad arrivare al nostro temperamento equabile, nel quale sia le terze che le quinte non sono pure e tutte le tonalità pressoché identiche.

Joachim Ernst-Berendt: “mentre il temperamento equabile offre la comodità di suonare in tutte le tonalità, è importante comprendere le sfumature e le sfide armoniche che presenta.”

Secondo Joachim Ernst-Berendt, Il temperamento equabile a 12 toni distorce tutti gli intervalli consonanti tranne l’ottava.

Come sostenitore di sistemi di accordatura alternativi, Berendt credeva che il temperamento equabile, pur essendo ampiamente utilizzato nella musica moderna per la sua praticità, avesse delle conseguenze negative sulla purezza degli intervalli musicali (in particolare quelli consonanti). Secondo lui, ciò avrebbe potuto influenzare negativamente l’ascolto e l’esperienza musicale, portando a emozioni represse o soffocate.

Il temperamento equabile è diventato il sistema di accordatura predominante nel mondo musicale moderno grazie alla sua caratteristica fondamentale: permette di suonare in tutte le tonalità senza la necessità di modificare l’accordatura degli strumenti per ciascuna tonalità specifica. Questa convenienza ha semplificato notevolmente l’esecuzione e la composizione, rendendo la pratica musicale più accessibile e versatile. Tuttavia, secondo Berendt, l’uso del sistema temperato (che comporta una sottile ma significativa alterazione delle proporzioni matematiche degli intervalli consonanti, come le quinte pure, presenti in sistemi di accordatura più antichi) avrebbe un impatto significativo sulla purezza e l’armonia degli intervalli. Egli (ed altri teorici musicali) ritiene che tale temperamento rappresenti una compromissione della bellezza e dell’integrità armonica dei suoni.

ANTICHE FREQUENZE SOLFEGGIO – RISCOPERTA

I Toni Solfeggio furono essenzialmente riscoperti a metà degli anni ‘70 dal Dr. Joseph Puleo (medico, ricercatore ed erborista americano). Esaminando attentamente il libro dei numeri (quarto libro della Bibbia ebraica – nella precisione capitolo 7, versetti 1289), egli si accorse delle diverse ripetizioni di un singolo numero o tema. Attraverso una serie di calcoli e utilizzando l’antico metodo pitagorico di riduzione numerica, individuò sei frequenze sonore elettromagnetiche che restituivano una serie di numeri sacri, quali: 3, 6 9.

Questi numeri corrispondevano alle sillabe dell’Inno in onore di San Giovanni Battista.

Il metodo pitagorico di riduzione teosofica viene utilizzato per trasformare grandi numeri in singole cifre.

Esempio: 528 può essere ridotto a 5 + 2 + 8 e successivamente a 5 + 1 (= 6). Quindi il numero 528 si riduce a 6.

Nikola Tesla (grande genio e padre dell’ingegneria elettromagnetica): “se solo tu conoscessi la magnificenza del 3, 6 e 9, allora avresti la chiave dell’universo”.

3, 6 e 9 sono le vibrazioni fondamentali delle Frequenze Solfeggio 

Di seguito la riduzione numerica pitagorica dei relativi numeri dei versi

VERSO     VALORE NUMERICO                        
                                          
12        1 + 2 = 3               
18        1 + 8 = 9
24        2 + 4 = 6
30        3 + 0 = 3
36        3 + 6 = 9
42        4 + 2 = 6

…continua fino al versetto 78 

E fu così che Puleo identificò la prima frequenza 396 relativa al tono Ut

Tutte le altre frequenze sono state scoperte applicando lo stesso procedimento.

La frequenza seguente, ovvero 417 la trovò esaminando il versetto 13, il quale parlava di un’offerta. Egli notò che esattamente 6 versi sotto (19) la stessa offerta o idea di offerta veniva ripetuta, allo stesso modo trovò un’altra ripetizione sei versi sotto al versetto 19, vale a dire 25. . .

Usando nuovamente il metodo di riduzione numerica pitagorico scoprì la seconda frequenza (417) corrispondente al tono Re. Quando dopo la prima somma il numero comprende ancora più di una cifra, la riduzione viene ripetuta.

VERSO     VALORE NUMERICO                        
                                          
13        1 + 3 = 4               
19        1 + 9 = 10 - 1 + 0 = 1
25        2 + 5 = 7
31        3 + 1 = 4
37        3 + 7 = 10 - 1 + 0 = 1
43        4 + 3 = 7

Riduzione numerica pitagorica delle Antiche Frequenze Solfeggio

NOTA     FREQ.     VALORE NUMERICO                        
                                          
UT       396 Hz    3 + 9 + 6 = 18 - 1 + 8 = 9               
RE       417 Hz    4 + 1 + 7 = 12 - 1 + 2 = 3
MI       528 Hz    5 + 2 + 8 = 15 - 1 + 5 = 6
FA       639 Hz    6 + 3 + 9 = 18 - 1 + 8 = 9
SOL      741 Hz    7 + 4 + 1 = 12 - 1 + 2 = 3
LA       852 Hz    8 + 5 + 2 = 15 - 1 + 5 = 6

TUTTE E NOVE LE FREQUENZE SOLFEGGIO

Il dottor Joseph Puleo e il dottor Leonard Horowitz dedicarono buona parte dei loro studi al giovamento psicofisico ottenuto mediante l’ascolto di questi precisi toni armonici. Si potrebbe dire che le sei Frequenze Solfeggio siano in grado di generare con efficacia gli stessi effetti di quelli di cui godevano i nostri antenati quando cantavano e ascoltavano in Chiesa i Canti Gregoriani.

Di seguito la descrizione dei toni secondo i risultati ottenuti sulla base degli studi, ricerche e sperimentazioni dei Dottori Puleo/Horowitz

FREQ.     BENEFICI

396 Hz    Liberazione dal senso di colpa
417 Hz    Purifica dalle esperienze traumatiche
528 Hz    Trasformazione e riparazione del DNA
639 Hz    Apertura e connessione nei rapporti umani
741 Hz    Risveglio interiore e risoluzione dei problemi
852 Hz    Ritorno all'ordine spirituale e intuizione

Le lunghe ricerche condotte da Horowitz e Puleo svelarono in seguito altre tre Frequenze Solfeggio sempre nella stessa forma numerica

174 Hz    Dona senso di sicurezza e amore
285 Hz    Profondo senso di connessione con la Madre Terra
963 Hz    Viene definita la frequenza della Liberazione
FREQ.     VALORE NUMERICO                        
                                          
174 Hz    1 + 7 + 4 = 12 - 1 + 2 = 3               
285 Hz    2 + 8 + 5 = 15 - 5 + 1 = 6
396 Hz    3 + 9 + 6 = 18 - 1 + 8 = 9
417 Hz    4 + 1 + 7 = 12 - 1 + 2 = 3 
528 Hz    5 + 2 + 8 = 15 - 1 + 5 = 6
639 Hz    6 + 3 + 9 = 18 - 1 + 8 = 9 
741 Hz    7 + 4 + 1 = 12 - 1 + 2 = 3
852 Hz    8 + 5 + 2 = 15 - 1 + 5 = 6
963 Hz    9 + 6 + 3 = 18 - 8 + 1 = 9

David Hulse, uno dei precursori della terapia del suono, da lui stesso impiegato come mezzo per la guarigione delle malattie, sviluppò una terapia basata sulle vibrazioni dei suoni utilizzando proprio le Antiche Frequenze Solfeggio.

David Hulse rivolgendosi a Horowitz e Puleo:

“Rendo onore a entrambi questi gentiluomini per il ruolo che hanno svolto nell’aiutare a restituire all’umanità questi toni perduti”.

Teilhard de Chardin: “non siamo esseri umani che cercano di raggiungere un’esperienza spirituale, piuttosto, siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana”.

FREQUENZE SOLFEGGIO – CHAKRA

CHAKRA                     SILLABA     FREQ.        
                                          
1° Muladhara (Radice)      LAM         396 Hz
2° Vadhistana (Sacrale)    VAM         417 Hz
3° Manipura (P. Solare)    RAM         528 Hz
4° Anahata (Cuore)         YAM         639 Hz
5° Vishuddha (Gola)        HAM         741 Hz 
6° Adjnia (Terzo Occhio)   OM          852 Hz
7° Sahasrara (Corona)      BREATH      963 Hz

ANTICHE FREQUENZE SOLFEGGIO – DESCRIZIONE DEI BENEFICI

174 Hz 

Non sottovalutiamo la potenza del più basso dei toni, in quanto agisce con la funzione di sblocco del DNA alleviando il corpo fisico dalle sofferenze intense. Contemporaneamente lavora sul piano energetico-karmico e restituisce un senso di sicurezza, motivazione e amore.

285 Hz 

Immaginate il progetto del corpo fisico, esattamente come è stato programmato. Nel corso della vita potrebbero capitare incidenti, inconvenienti che ne trasformano la struttura. Questa potente vibrazione può essere paragonata ad una Memoria che ricorda alle cellule del corpo fisico come erano nella loro matrice o forma originale. Attraverso di essa, operando su più campi contemporaneamente (energia, aura, corpo eterico e mentale) si lavora in connessione con la Madre Terra al trattamento di ferite, tagli, ustioni o qualsiasi altra forma di danneggiamento del tessuto organico per il ripristino della struttura originaria.

396 Hz 

Se riconoscete di essere vittima di inutili sensi di colpa e di un’ansia frenante, se sentite di non riuscire ad ingranare la marcia della vostra vita perché troppo confusi, poco realistici e pratici, sappiate che questa vibrazione è per voi. Questo tipo di solfeggio lavora sugli schemi emotivi, lavora sul piano materiale e non a caso è definita la frequenza della liberazione.

417 Hz 

Vivere implica l’opportunità di fare esperienza. Lo scotto da pagare è che spesso annessi agli eventi del passato, si generano traumi che rischiano di influenzare negativamente il nostro presente. Questa potente frequenza solfeggio, nota come il tono del cambiamento, lavora sulla purificazione di questo genere di tossina, scioglie i blocchi creativi e  stimola l’ottimale funzionamento del DNA, risvegliando le potenzialità umane.

528 Hz 

Il DNA umano è un codice genetico che potrebbe presentare dei fastidi di natura ereditaria. Il compito di questa frequenza è armonizzare il DNA, eliminando i disturbi della struttura cristallina delle molecole dell’acqua presenti nel liquido cellulare, al fine di restituire la sua struttura originale. Questo tipo di riparazione del DNA favorisce diversi effetti benefici: aumento della vitalità e della lucidità mentale, attivazione della consapevolezza e della creatività, raggiungimento di stati di estasi, profonda pace interiore e grande gioia. Aiuta le persone ad aprirsi a profonde esperienze spirituali.

639 Hz 

Se nella tua vita vivi in uno stato di incomprensione, con al centro problematiche di relazione (in famiglia, con il partner, in amicizia o nella società in genere), questa vibrazione fa per te e per l’ambiente dove vivi o frequenti. Questa Antica Frequenza Solfeggio infatti armonizza a livello sottile, sviluppando comunicazione, comprensione, tolleranza e amore. Sollevando l’asticella di questi elementi, si lavora inoltre per lo sviluppo di una coscienza collettiva, sulla percezione extrasensoriale e sulla comunicazione con mondi paralleli e sfere spirituali.

741 Hz

Immagina di avere a disposizione una frequenza “spazzino” che nell’ambiente dove abiti vibra per ripulire e liberare le tue cellule dalle continue radiazioni (a partire da quelle elettromagnetiche) alle quali quotidianamente siamo sottoposti. L’uso frequente di questo tono stimola a cercare una vita più sana, semplice, rispettosa del corpo fisico e dell’ambiente circostante, conducendoti ad un’esperienza terrena più stabile e spirituale.

852 Hz 

Il sesto Chakra è quello del Terzo Occhio, così definito poiché è un significativo centro della percezione, dell’intuito e della coscienza. Questo importante tono è collegato esattamente a questo Chakra e può essere utilizzato con il fine di risvegliare il proprio potere e realizzazione del . Spesso i nostri pensieri generano un’iperattività mentale, con conseguente stress per tutto il corpo fisico. Questo solfeggio pacifica questo aspetto, cancella le briglie degli stereotipi e ripristina le normali connessioni neuronali. La conseguenza, placando appunto l’iperattività cerebrale, è la caduta dei blocchi energetici che impediscono l’accesso ad alti livelli vibrazionali ed all’incontro con l’Amore Incondizionato. E’ il tono dell’illuminazione cellulare, colui che trasforma la cellula ad un livello superiore

963 Hz 

Questa frequenza solfeggio è un pò come un reset che riporta qualsiasi sistema allo stato originale di perfezione. Riconnette lo Spirito, favorisce l’esperienza del “ritorno al tutto”, all’Unità, ricordandoti la tua vera natura.

ACCORDATURA DEL “LA” BASATA SULLE FREQUENZE SOLFEGGIO

174 Hz (Fa 3) – La = 438.5 Hz

285 Hz (Do4) – La = 452.5 Hz

396 Hz (Sol 4) – La = 445 Hz

417 Hz (Sol4) – La = 442 Hz o 441.9 Hz

528 Hz (Do 5) – La = 444 Hz

639 Hz (Re 5) – La = 451.9 Hz

741 Hz (Fa5) – La = 441 Hz o 440.7

852 Hz (Sol 5) – La =  451.4 Hz

963 Hz (Si 5) – La = 429 Hz

E’ fondamentale ricordare che i toni Solfeggio non sono una “cura”: se siete sottoposti a cure farmacologiche e/o trattamenti, in nessun modo questi dovranno essere interrotti e/o sostituiti. Le frequenze Solfeggio possono essere un valido strumento supplementare di aiuto e sostegno, da utilizzarsi su consiglio di un operatore qualificato.

Siete liberi di condividere e ridistribuire il materiale purché ne citiate la fonte, grazie.

A cura di Serena Giannini

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